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Lettera a Babbo Natale e il dono del cioccolato

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STORIA

Cosa, di così grande, può racchiudere e sanare un’insieme di fattori diversi come le delusioni d’amore, ad esempio, i sabati sera passati in casa da soli, l’estasi di un momento dopo una giornata pesante, o, ancora, la pace dei sensi davanti al camino, a guardare un film, ma soprattutto, di cosa non si può fare a meno nelle giornate fredde che preannunciano il Natale, se non un qualcosa con una storia di 4000 anni?

Il cioccolato rimane una delle cose fondamentali, che si parli del passato o del presente, con una storia da capogiro, passando dai Maya, che lo utilizzavano, oltre che come moneta anche come dono ai dignitari funebri, ai funerali, ai Toltechi e poi agli Aztechi. Nel periodo azteco si narra una leggenda: il Dio tolteco, Quetzalcoatl, venerato dagli Aztechi, aveva il compito di portare il cacao dall’Eden agli umani, insegnando loro a coltivarlo in diversi modi ed ebbe un successo straordinario, ma con l’arrivo di tre stregoni le cose cambiarono: Quetzalcoatl pensando di bere una bevanda che gli donasse l’eterna giovinezza ed il paradiso, inghiottì un veleno che lo fece impazzire a tal punto da appiccare il fuoco a parte della sua Tula (regno), per poi scappare in zattera.

Gli Aztechi continuarono ad aspettarlo invano, mentre fortunatamente le piante di cacao non vennero bruciate tutte e la storia venne portata avanti.
Il primo contatto tra cacao ed Europa avvenne nel 1502, quando Colombo raggiunse l’isola di Guanaja (Honduras) che ha donato loro quel tesoro che tanto, in quegli anni, avevano tenuto stretto.
Nel 1519 Cortés approdò in Messico e l’imperatore azteco, Montezuma, lo scambiò per Quetzalcoatl e, pensando fosse tornato, gli offrì del cacao che suscitò l’interesse di Cortès con cui, poi, si arricchì grazie alla nascita di una bevanda dal sapore divino: il xocoatl, il cioccolato.
Questo tipo di bevanda venne “spacciata” per medicinale, diffusa come pietanza e prelibatezza, difatti nel 1674 veniva servita nei pasticcini nei primi caffè del Regno Unito e, come se non bastasse, divenne anche motivo di discussione tra la religione e la politica sull’uso che ne si faceva, ma la manodopera iniziò a scarseggiare e la produzione del cacao ebbe un declino.
Andando avanti, gli ingredienti per fare il cioccolato diminuirono e, nel frattempo, nacque la prima fabbrica di cioccolato, a Bristol, nel 1728, dalla famiglia Fry; si fece conoscere nelle Americhe, negli Stati Uniti, da John Hannon, cosÏ il suo corso aumentò sempre di più. Ci furono le prime tavolette in Belgio e più tardi si scoprÏ la gianduia, un misto tra cioccolata e pasta di nocciole.
Era diventato cosÏ importante che in molti paesi europei, alla fine del XIX secolo, divenne un prodotto protetto a causa delle numerosi frodi.
Nel ‘900, se prima era prevalentemente una cosa per ricchi, in seguito comincia a divenire commercializzato anche ad un ceto medio; nascono i baci perugina, da Francesco Buitoni, ed il cioccolato diventa sinonimo d’amore.
Dopo le prime due guerre mondiali tutto cambiò, il cioccolato diventa di uso comune non solo nelle festività e diventa studio di molte professioni, diffondendosi in tutto il mondo.

Il cioccolato ha fatto grandi cambiamenti e, come abbiamo potuto vedere, oltre che essere, dopo tutti gli studi del caso, un alimento sano se consumato in dosi giuste, E’ anche un qualcosa che, se si è nel luogo giusto e nel momento giusto, può unire gli animi di noi esseri umani, indifferentemente dalla religione, dall’età o dal colore della pelle.

 

 

Caro Babbo Natale,
quest’anno ho fatto davvero il bravo, con qualche sgridata ogni tanto, ma a differenza di molti altri bambini mi sono comportato proprio bene. Gli altri bambini, però, mi han fatto un bel po’ di dispetti. Ad esempio, l’altro giorno ti ho difeso perchè continuavano ad urlarmi che tu non esistevi, che tu eri solo frutto dell’immaginazione dei bambini creduloni, che significa poi creduloni? Ed io mi sono arrabbiato e ho detto che tu esistevi eccome e che se non sempre riuscivamo a vederti, eri comunque di fianco ad ognuno di noi, se no come potresti sapere se siamo buoni o cattivi? Loro non mi han voluto credere, così ho deciso di scriverti una lettera, che porterà a scuola e leggerà davanti a tutti, però tu mi devi aiutare perchè vorrei portare un pensierino: un pezzo di cioccolata grande da bastare a 19 bambini che non credono più nella magia di qualcosa di bellissimo.

Ti starai chiedendo: “Perchè proprio il cioccolato?”. Beh, in vista di questa festività la nostra maestra ci ha raccontato un po’ della storia del cioccolato e nulla mi sembra più giusto da portare in dono, perchè vedrò in loro, per un momento, ciò che si dovrebbe vedere sempre: la magia che comporta credere ancora in qualcosa.
Il Natale, insieme al cioccolato e ad altre mille cose, son fatte per crederci ancora. Io ci credo. E voi, ci credete? Perchè vedete, Babbo Natale sta aspettando.

Da Giacomo

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